Per essere definiti UGC questi contenuti devono essere:
- pubblici, cioè disponibili su una piattaforma pubblicamente accessibile da chiunque (come i social media);
- originali, nuovi e diversi rispetto a post già esistenti;
- senza scopo di profitto, quindi non devono essere contenuti influenzati dalle logiche di guadagno o realizzati da agenzie e professionisti.
Ecco dunque che gli UGC diventano una vera e propria opportunità per le aziende in termini di Brand Awareness, in grado di raggiungere nuovi potenziali clienti a costi contenuti. Questo genere di post, agli occhi degli utenti, ha decisamente più appeal e risulta più affidabile rispetto a quelli pubblicati direttamente dai brand, essendo così soggetto a un passaparola spontaneo.
Attenzione però a non confondere il Buzz Marketing con gli UGC: il Buzz viene creato direttamente dall’azienda attraverso l’uso di strategie di marketing virale che generano passaparola; l’UGC raggiunge lo stesso obiettivo, ma è creato in modo spontaneo dagli utenti.
Il caso GoPro ha fatto scuola negli ultimi anni. L’azienda ha creato costantemente campagne per incoraggiare i propri clienti a generare e condividere contenuti originali taggando il brand e utilizzando hashtag appositi.
National Geographic invece, attraverso l’hashtag #wanderlustcontest, ha lanciato un concorso fra i lettori per condividere online immagini ed esperienze dei propri viaggi.
I casi di successo in termini di UGC sono molti, come lo sono anche i grandi fallimenti: ogni volta che un cliente ha la possibilità di dare la propria opinione riguardo a un prodotto si innesca un’arma a doppio taglio potenzialmente molto pericolosa. Da qui l’importanza di affiancare a una strategia di questo tipo anche un’attenta attività di Brand Monitoring.
Cosa fare per sfruttare al meglio i contenuti creati dagli utenti?
Il primo step è quello di progettare a monte la dinamica di coinvolgimento, studiando anche una piattaforma di atterraggio adatta a raccogliere gli User Generated Content, come un minisito o una landing page dedicati a riunire tutti i post pubblicati con uno stesso #hashtag.
Di conseguenza deve essere studiata una logica di partecipazione semplice e immediata, che consenta a chiunque di generare il proprio contenuto e condividerlo senza difficoltà.
In parallelo è indispensabile monitorare costantemente i contenuti per gestire quelli potenzialmente problematici e integrare una strategia di Social Media Marketing e social Advertising in grado di promuovere l’iniziativa.
Infine, non va dimenticato l’aspetto normativo e quindi è fondamentale accertarsi di avere raccolto il consenso dell’utente per la diffusione del materiale.
In conclusione, gli UGC possono essere davvero un’ottima strategia alternativa per aumentare il coinvolgimento spontaneo del pubblico e rafforzare l’autenticità del brand in uno scenario dove spesso vengono ingaggiati influencer e promosse attività a pagamento.