Chi fa il nostro lavoro conosce bene la sofferenza dovuta alle interferenze di un cliente nel processo di progettazione di un sito o di un’applicazione web.
5 Agosto 2015 - Cristina Bonzanini
Chi fa il nostro lavoro conosce bene la sofferenza dovuta alle interferenze di un cliente nel processo di progettazione di un sito o di un’applicazione web.
“Fai il logo un po’ più grande”“metti quel box più in alto”
“metti uno sfondo del colore del cielo come si vede da casa mia quando mi sveglio la mattina”
Frasi di questo tipo sono ormai una barzelletta nel mondo del web design (tanto da decretare il successo di portali come clients from hell) e non è insolito sforare ampiamente le ore di un progetto web a causa delle infinite iterazioni con il cliente in merito al design.
In molti, dopo una serie di pessime esperienze, cominciano ad escludere quasi completamente il cliente dalla fase di progettazione, limitando le occasioni di confronto ed evitando di interpellare il cliente per prendere decisioni.
Purtroppo (incredibile ma vero!), questo atteggiamento non fa che peggiorare la situazione. Dal punto di vista del cliente ogni sporadica relazione assume molta più importanza e l’interferenza si aggrava – “Ohhh, finalmente ci sentiamo! Aspetta che ho giusto qui un centinaio di annotazioni sul lavoro già svolto” – creando un circolo vizioso … difficile uscirne vivi.
Quindi? Come fare? Deve esistere un modo, un metodo che consenta di produrre design eccezionale, che soddisfi il cliente e permetta di mantenere un margine di profitto.
Ebbene sì, un modo c’è e consiste nel coinvolgere il cliente nei processi (non escluderlo!) ed organizzare la collaborazione in modo efficace.
Immagino già i vostri commenti:
“Oh no! Tutte quelle opinioni disinformate!”“Oh no! Tutti quegli infiniti ritocchi!”
“Oh no! Tutti quei pareri di parenti e/o amici!”
Fermatevi un attimo, riponete un po’ di pregiudizi e domandatevi: perché il cliente interferisce con il processo di progettazione? Perché non si fida ciecamente del nostro giudizio?
La risposta ci arriva dalla psicologia ed è in realtà semplice, intrinseca nella natura umana: la paura dell’ignoto. I clienti in genere non sono esperti di web o di progettazione, si sentono tagliati fuori, hanno paura di perdere il controllo su qualcosa a cui tengono e per la quale stanno pure investendo dei soldi, non dimenticatelo! Più li escludete più aumenta la paura di aver buttato al vento tempo e denaro.
L’obiettivo deve essere quello di insegnare al cliente le metodologie, i processi, le buone pratiche, lo stato dell’arte, lavorare fianco a fianco per sviscerare ogni funzionalità, infine, farci firmare la progettazione. Se l’avremo costruita a “quattro mani” il cliente avrà molti meno timori, avrà la sua parte di responsabilità, si esporrà in prima persona ma, soprattutto, sarà consapevole di tutto il percorso decisionale che ha condotto al risultato.
Ed ecco alcune linee guida su come collaborare:
Non è necessario avere il cliente seduto alla tua scrivania a controllare ogni singolo pixel, però i feedback devono essere frequenti e veloci. Organizza un primo incontro approfondito con il cliente per sviscerare il maggior numero di aspetti e poi produci due bozze, una focalizzata sulla componente estetica ed una sulla struttura del sito.
Ok l’estetica è soggettiva ed il cliente tende a far valere solo la sua opinione personale (anche se non autorevole in materia) ma un workshop ci può aiutare in tal senso. Insegniamo al cliente a giudicare l’estetica in modo oggettivo secondo due semplici criteri:
All’utente finale piacerà? È in linea con l’immagine che l’azienda vuole dare di sé?
Ci verranno in aiuto anche tre esercizi in cui vi invito provare con il cliente:
Per il progettista la grande sfida è rappresentata dal giusto equilibrio tra esigenze degli utenti ed obiettivi di business. Spesso i clienti rifiutano una struttura perché si concentra sugli aspetti sbagliati della società o sul pubblico sbagliato o, a volte, perché non si concentrano su tutto lo scibile dell’azienda (alcuni clienti odiano dare delle priorità).
Anche in questo caso ci vengono in aiuto tre esercizi: