Da un recente studio svolto dal Pew Research Center sui giovani americani e il loro uso dei social network, emerge un dato eloquente: poco più della metà degli under 21 utilizza Facebook.
29 Giugno 2018 - Ivan Meschini
Da un recente studio svolto dal Pew Research Center sui giovani americani e il loro uso dei social network, emerge un dato eloquente: poco più della metà degli under 21 utilizza Facebook.
Tre anni fa il social di Zuckerberg, invece, si accaparrava il 71% delle preferenze, un bel -20%. In questa classifica dei social network più utilizzati abbiamo al primissimo posto Youtube, con l’85%, seguito da Instagram, 72%, e Snapchat, 69%. Questo quadro, in linea generale, può essere traslato anche al contesto italiano dal momento che nel nostro Paese il focus target degli utenti Facebook è 25-44 anni.
I giovanissimi tendono a percepire Facebook come un luogo all’interno del quale informarsi, utile a mantenere relazioni con familiari, insegnanti e compagni di scuola.
È proprio questa presenza “indiscreta” di parenti e insegnanti all’interno del social network a causare la fuga massiccia dei più giovani.
A godere di questo esodo sono quegli ecosistemi nei quali i ragazzi possono esprimere al meglio la loro personalità e creatività (e dove è più raro trovare familiari controllori): Snapchat e Instagram (quest’ultimo sempre di casa Facebook, ndb).
Questo allontanamento da Facebook rischia di avere anche ripercussioni economiche per la piattaforma in quanto il target 14-21 anni è molto ambito dagli inserzionisti pubblicitari. In molti stanno già studiando strategie finalizzate a ri-fidelizzare questa fascia di pubblico.
Dalla ricerca emerge anche un altro dato che vorremmo sottolineare: i giovani utenti non hanno un’idea precisa di quale sia l’effetto dei social su di loro.
Da un lato c’è chi parla di effetti positivi, dall’altro chi ne sottolinea l’influenza negativa ma la quota maggiore afferma che in realtà l’utilizzo dei social non altera in nessun modo la sua vita (45% dei giovani intervistati).
Qui si potrebbe aprire un filone di discussione che rimandiamo a luoghi più titolati, quello che si vuole sottolineare, invece, è la percezione, reale/distorta/assente, che i giovanissimi frequentatori dei social network hanno sui possibili effetti prodotti da queste piattaforme sulla loro vita reale.
Entrando nello specifico: chi sottolinea gli effetti positivi (31%) derivanti dall’uso dei social media parla dell’opportunità che queste piattaforme offrono di mantenersi in contatto, di potersi informare (fake news comprese) ma anche di socializzare con persone con le quali si condividono gli stessi interessi.
Al gruppo degli ottimisti si contrappone quello di coloro che sottolineano gli effetti negativi (24%) delle piattaforme sociali. Secondo questi intervistati i social media hanno incrementato il bullismo e la diffusione dei pettegolezzi. In molti sostengono anche che danneggino le relazioni umane – rendendole meno significative – e distorcano la realtà.
Il 45% degli intervistati, però, afferma con sicurezza che i social network non producono alcun tipo di effetto/ripercussione sulla loro vita. Né positivo, né negativo. Inconsapevolezza, ingenuità o semplice disinformazione?
Per rispondere a questo quesito sarebbe necessario un altro studio, nel frattempo limitiamoci ad osservare lo scenario per capire come evolverà: riuscirà Facebook a riconquistare terreno tra i più giovani o il trend negativo in questa fetta di utenti si consoliderà diventando strutturale?